Guida alla gestione dei piccoli e medi studi professionali – Copyright IFAC

Il nostro commento

Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ha tradotto e proposto al pubblico italiano interessato nella materia la “Guida alla gestione dei piccoli e medi studi professionali”, scritta da International Federation of Accountants – IFAC nel 2011. E’ un’opera pregevole, nella traduzione italiana rivolta agli studi di piccola e media dimensione (non esattamente identificati e collocati, in quanto tali, nel contesto operativo italiano), meritevole per la qualità e la quantità degli argomenti trattati di essere letta, discussa, come infatti viene richiesto dagli autori, e divulgata. Noi accogliamo volentieri l’invito a dire la nostra sul tema, ritenendo di essere qualificati, oltre che dall’appartenenza alla fascia di interesse, dalla composizione tipica della nostra organizzazione, dalla presenza in altre città oltre Roma e, last but non least, dall’esperienza del socio fondatore, che è un baby boomer e ha lavorato, nel corso dell’attività di avvocato, in studi di varia dimensione, presenza e qualificazione. E quindi offre alla discussione anche il dato del contributo generazionale.

Realtà operative composite

L’elaborato in esame riflette l’esperienza di gestione degli studi anglosassoni ed è adatto per completezza e attualità a vari contesti operativi europei, costituendo l’occasione dell’analisi di controllo per le realtà nazionali più consolidate e, allo stesso tempo, un obiettivo da conseguire per quelle meno datate, quanto meno sotto il profilo dell’aggregazione di competenze, prima mancata e ora richiesta da incalzanti fattori storici e sociali. Il contesto italiano presenta una varietà di caratteristiche. Per la varietà dei territori, delle regioni, dello sviluppo, delle esperienze, che ne hanno fatto un paese industrializzato pienamente competitivo con gli attori della scena mondiale e, a tratti, un paese alla ricerca della propria identità economica. Ancora oggi.

Il contesto operativo italiano

Gli studi professionali, tipiche attività di servizio, hanno seguito le prassi buone e meno buone imposte dalle circostanze. Per dirne una, perfino i grandi studi legali fino ai primi anni 90, fino all’evoluzione dei trattati europei e agli esordi delle privatizzazioni (non perfettamente riuscite), erano in Italia circa quattro, tutti comunque sottodimensionati rispetto agli studi anglosassoni transnazionali con cui dovevano competere. E non di poco. Tutti gli altri studi erano piccoli e medi, privi di rapporti e competenze internazionali e della mentalità richiesta dall’avvicendamento degli eventi. E’ stato terreno fertile per i nuovi grandi studi, per lo più di matrice anglosassone, che, dalla sera alla mattina, si sono insediati in Italia, nelle grandi città, con qualche variante in base alla clientela acquisita d’emblée. Non è questa la sede per l’analisi dei fattori che hanno comportato il fenomeno (unico nel mondo occidentale di allora). Ma è la sede per dire che il fenomeno ha poi comportato le patologie professionali che ancora investono anche il fattore gestionale/organizzativo degli studi, tra cui quelli legali, più noto a chi scrive.

Il non detto

I temi accennati, che richiederebbero una trattazione più circostanziata (da noi affrontata in altre sedi), riguardano gli assetti di ordine generale degli studi, connessi ad eventi esterni che condizionano sviluppo, competenze e organizzazione. Il tema della gestione, a cui torniamo dopo la breve digressione sul contesto italiano, ne risente a sua volta, ad esempio quanto alle prospettive di sviluppo e quindi di investimento umano e finanziario nello studio. Proponiamo alla discussione tre sottotemi: le relazioni personali, il fattore competitivo, le tipicità della clientela, in relazione (necessaria) con la reattività delle istituzioni locali e nazionali e le caratteristiche dei territori di insediamento degli studi. I nostri interlocutori, allo stato virtuali (gli autori dell’elaborato e gli studi interessati), sono consapevoli come noi delle specificità della realtà italiana e dei fattori che penalizzano la crescita di mentalità e organizzazione, tenendo conto sia delle piccinerie (favoritismi, regionalismi, ecc.), sia delle esigenze di protezione dell’attività, che richiedono il funzionamento di sistema, per non trasformarsi in patologie inibitorie dello sviluppo individuale e categoriale.

Una proposta

Come ogni proposta, anche questa richiede l’attenzione e la disponibilità degli autori a interloquire per focalizzare la riflessione sui temi, per la verità appena delineati, e per valutare, in quanto grandi associazioni munite di status, dati e interlocuzioni pubbliche e private, la prospettiva dell’evoluzione da protagoniste di pregiati libri e documenti a protagoniste di interventi nella carne viva degli studi e delle realtà italiane. Al fine di concretizzare pienamente, nel terzo millennio, i valori delle attività di servizio professionale.

Ugo Scuro
Ugo Scuro
Ugo dopo aver completato gli studi di diritto e dopo aver fatto esperienza in grandi studi internazionali, negli anni 70 ha fondato il suo studio legale a Roma. Si dedica da oltre trent’anni all’attività di consulenza ed assistenza stragiudiziale e giudiziale in favore di imprese di ogni dimensione. Autore di numerose pubblicazioni in materia di crisi d’impresa, si è impegnato a lungo nelle ristrutturazioni e riconversioni aziendali, nelle liquidazioni volontarie e concorsuali ed è stato consulente del Prof. Avv. Francesco Vassalli e di altre organizzazioni professionali.

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