L’Intelligenza Artificiale, questa illustre conosciuta

Di cosa si tratta

Chiunque pensi che l’Intelligenza Artificiale – IA (o AI in inglese) sia una novità del millennio sbaglia di grosso. E’ diventata familiare negli ultimi anni, perché utili o micidiali sono le applicazioni. Utili nei processi di produzione materiale e immateriale, micidiali nelle operazioni di guerra, sia per la pianificazione, che per l’esecuzione delle manovre in attacco o in difesa, a rischio ridotto per il personale militare. L’idea del data processing o dell’elaborazione dei dati, in cui consiste la IA, funzionale ad un risultato di pronta disponibilità, complesso e fin troppo rapido per le capacità di calcolo dell’uomo, risale alle intuizioni di Alan Turing, britannico, matematico geniale, incaricato dal War Cabinet di Churchill di decifrare le comunicazioni dei nemici. Turing riuscì nell’intento con l’aiuto insostituibile di una macchina, il cui funzionamento oggi sarebbe chiamato machine learning.

L’evoluzione della tecnologia

Da allora a oggi, la tecnologia dei computer e delle applicazioni ha galoppato. Passo dopo passo. Chip dopo chip. La copertina di Time Magazine nel 1982 ha celebrato il computer come l’uomo dell’anno (Time’ s man of the year is a computer). Prima ancora, nel 1968, nel film “2001: Odissea nello spazio” Kubrick aveva dato voce e apparente umanità ad Hal 9000, il computer di bordo dell’astronave lanciata nello spazio. Hal si ribella ai comandi dell’uomo e pregiudica la missione per incapacità di mentire, essendo stato programmato per dire tutto al comandante, ma allo stesso tempo per non dire del monolite, che è il filo rosso del film. L’uomo, diversamente da Hal, avrebbe risolto con facilità: avrebbe mentito, e non avrebbe pregiudicato la missione. Hal non è stato capace di mentire, è andato in tilt e ha pregiudicato la missione. Da questo non si deve trarre la morale che la menzogna sia in assoluto più utile della verità, ma soltanto che, in alcune rare occasioni, per ragioni di coscienza che sfuggono alla capacità di apprezzamento della macchina, perfino la menzogna possa essere detta a fin di bene. Come preti, psicologi, medici e avvocati sanno bene.

L’attività di relazione della macchina intelligente

La macchina, finché non potrà essere proprietaria di sé stessa, dovrà essere di proprietà altrui, fin dalla progettazione, in una relazione necessaria di dipendenza dall’uomo. Che ne dispone, ne trae vantaggio e ne è responsabile nel rapporto con i terzi. Sia dei successi delle applicazioni, che degli insuccessi. Per stare nelle attività di servizio intellettuale, potenzialmente molto interessate dalla IA, il servizio può essere funzionale alla prestazione dell’uomo, ad esempio un avvocato, fornendo dati elaborati a fini della redazione di un parere, oppure può fornire direttamente un parere nell’interlocuzione diretta con il cliente, in applicazione della tecnica di chatbot. Siri non ricorda solo un appuntamento, ma opportunamente elaborata, consiglia su questioni ripetute, le FAQ. Se la risposta è sbagliata, chi ne risponde? Non la macchina. L’uomo. Che però, sempre nell’esempio dello studio di avvocato, può contestare la corrispondenza della domanda alla FAQ, ovvero può rivalersi sul produttore, sul consulente che ha dato voce alla macchina, sull’associato incaricato dell’aggiornamento (mancato), e così via. Con inflazione certa della giurisdizione e magari legittimi dubbi degli operatori sulla sua capacità di stare al passo con i tempi. Immaginiamo poi che anche il giudice abbia una macchina per fare le sentenze. Come potrebbe essere a breve. Disastro!

Brodo di coltura della IA

Con questo non bisogna temere il progresso. Altrimenti si rischia di gettare via il bambino con l’acqua sporca. O di regredire mentre altri progrediscono, con esiti disastrosi sull’economia e sullo sviluppo. La IA è uno strumento, che nelle mani dell’uomo può rendere servigi o fare danni. Come un’arma, che dipende dall’uso e quindi da chi la maneggia. Non dall’inventore, né dal venditore. Il punto di domanda, a cui ancora non si è data risposta, riguarda la fornitura dei dati e la capacità della macchina di apprendere oltre le istruzioni iniziali senza deviare, senza andare in tilt come Hal e insidiare la missione dell’uomo sulla terra, prima ancora che nello spazio. Nel frattempo, sono arrivate le prime risposte sulla protezione dei prodotti realizzati con contributo esclusivo della IA: nessuna protezione, perché le leggi tutelano la persona e il frutto del suo ingegno. Diverso è il caso che alla produzione abbia concorso la IA nella misura voluta dall’operatore, analogamente allo strumento di scrittura del libro o del manuale d’uso e di realizzazione del prodotto. Sarà interessante il caso delle ammissioni e deposizioni testimoniali rese in sede di chatbot (come avviene per le intercettazioni delle chat tra persone indagate). Immaginiamo che Siri provochi la chat (su impulso dell’uomo che però non ne abbia il controllo nel momento cruciale). Mentre si dovrà tornare all’antico nel caso delle voci falsificate e dei riconoscimenti visivi circostanziali: la giurisprudenza sulla cara vecchia fotocopia falsificata con abilità dal malfattore di turno per creare un documento “originale” dal nulla continuerà a fare scuola. Con buona pace dei “banali” falsi della IA.

Ugo Scuro
Ugo Scuro
Ugo dopo aver completato gli studi di diritto e dopo aver fatto esperienza in grandi studi internazionali, negli anni 70 ha fondato il suo studio legale a Roma. Si dedica da oltre trent’anni all’attività di consulenza ed assistenza stragiudiziale e giudiziale in favore di imprese di ogni dimensione. Autore di numerose pubblicazioni in materia di crisi d’impresa, si è impegnato a lungo nelle ristrutturazioni e riconversioni aziendali, nelle liquidazioni volontarie e concorsuali ed è stato consulente del Prof. Avv. Francesco Vassalli e di altre organizzazioni professionali.

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